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Oggi il Blog del Viaggiatore volge lo sguardo in Croazia, al Complesso Turistico di Kupari, non molto distante da Dubrovnik: si tratta, in effetti, di un’area costiera dall’indiscutibile bellezza e dal tribolato passato, con storie di guerre e sangue, che ancora vivono nei ricordi della gente. Cicatrici indelebili, dunque, che si riflettono anche sul territorio…


Una località a due facce, le cui notti invernali si contrappongono con forza alle calde, dinamiche e frizzanti giornate estive. Certo, non mancano gli scenari tenebrosi, segnati da un evidente passato difficile: ironia del destino, tra le strutture colpite dalla violenza della guerra e del declino, un complesso turistico, pensato per lo svago ed il relax.

Gli albori del Complesso Turistico di Kupari, Jugoslavia

La storia di quest’area, in termini turistici, ci riporta ai tempi della caduta dell’Impero Austro-Ungarico (conosciuta come “doppia monarchia”), momento in cui venne a crearsi il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Fu in questo periodo che si decise di costruire un complesso turistico adatto ad una clientela facoltosa: siamo nel 1919 e sorge intanto il Grand Hotel, grazie agli investimenti della Cecoslovacchia (che, nel frattempo, aveva dichiarato anch’essa l’indipendenza).

Vista

Col passare del tempo, questa zona si guadagnò una certa popolarità, un piccolo paradiso affacciato sull’Adriatico, all’insegna della quiete e del relax, uno status quo, che andò avanti fino a buona parte degli anni ’60.

Erano i tempi di Josip Broz, meglio conosciuto come Maresciallo Tito, un uomo che plasmò la seconda Jugoslavia e, con essa, sfidò i due blocchi coinvolti nella Guerra Fredda, dichiarando una federazione socialista non alienata.

Tralasciando i sermoni di storia, l’idea di quel periodo era di convertire la costa croata in un centro turistico per l’elite militare dell’esercito jugoslavo: ecco spuntare come funghi hotel, camping, resort… Tra gli stabilimenti alberghieri si distaccano il Goričine, il Goričine II, il Pelegrin, il Kupari ed il già citato Grand Hotel, un’offerta di 2.000 posti letto, oltre ai 4.500 posti messi a disposizione dai camping. Diamo un’occhiata ravvicinata alle strutture:

  • Goričina Hotel: costruito nel 1962, vantava in principio 162 letti. Negli anni ’80 ebbero inizio i lavori di ampliamento, in vista delle Olimpiadi di Sarajevo dell”84 e di un’eventuale crescita della domanda turistica.
  • Goričina II: quel “II” a caratteri romani, lascia intuire una data di costruzione più recente, con una capacità di 352 posti letto e una struttura dall’estensione non indifferente. Vantava un’impressionante architettura futuristica, con numerose finestre, ristoranti, bar e persino una discoteca. Nota di merito per l’utilizzo di energia pulita, almeno per gli standard dell’epoca: tanti infatti i pannelli solari atti a riscaldare l’acqua della struttura.
  • Pelegrin: una capacità totale di 419 posti letto. Fu utilizzato come alloggio temporaneo per l’armata croata in pieno conflitto.
  • Kupari Hotel: 554 posti letto a disposizione, una struttura in seguito avvolta dalle fiamme, che ne hanno per sempre segnato l’aspetto.
  • Grand Hotel: probabilmente il più interessante da un punto di vista architettonico. 139 i posti letto a disposizione.

Lato mare

Tutte le strutture si trovano a pochi passi dal mare, c’è una clinica e poi edifici residenziali, strutture ausiliarie… e non è tutto: piscine coperte, campi di calcio ed un florido giardino. Viene da pensare ad un autentico paradiso terrestre, dilaniato dal passaggio violento della guerra.

Un po’ in disparte si scorge un’area riservata all’elite politica, con piccoli hotel e appartamenti, senza contare un rifugio accessibile attraverso un tunnel lungo 800 metri, una struttura chiamata Prokop. Quest’area sorge di fronte al lungomare, dove scorgiamo l’Hotel Galeb, le Ville Borovka

A quel tempo era considerata zona militare, per cui le visite esterne non erano consentite fino all’inizio degli anni ’80, momento in cui il resort aprì le porte al turismo straniero, rimpinguando così le casse con denaro fresco. La maggior parte dei visitatori giungevano qui dalla Germania e dalla Scandinavia.

Indipendenza croata

Il movimento indipendentista è cresciuto ed il centralismo più evidente e marcato, tanto che la reazione fu piuttosto rapida: nel 1991 ebbe inizio l’assedio jugoslavo, con l’esercito che isolò la zona di Dubrovnik, nel tentativo di sferrare un assedio mortale, spingendo su due fronti, Bosnia-Erzegovina da un lato, l’attuale Montenegro dall’altro.

La situazione si complicò non poco col passare dei mesi ed il conflitto non tardò a raggiungere il complesso turistico, che improvvisamente si trasformò in un campo di battaglia. Divenne ben presto trincea del JNA (l’esercito jugoslavo), fino a metà ’92, quando ritornò in mani croate, come il resto della città.

Segnaletiche del passato

La fine del conflitto armato

Oggi il sito è di proprietà del governo croato, seppure un utilizzo proprio è reso impossibile dalle fiamme e dai danni strutturali conseguenti al conflitto. Il personale latita, così come il denaro utile a rimettere in moto la macchina turistica.

Con la fine della guerra, quest’area è stata vittima di saccheggi, una zona alla mercè dei vandali, che completano un quadro di desolazione con pochi eguali nel mondo. L’abbiamo “ammirata” con i nostri occhi in un’estate 2011 non troppo lontana e tra scheletri di cemento granate inesplose e ferite difficili da cicatrizzare, ce la ricordiamo così:

Il marchio del tempoForte contrastoAbbandonato a sé stessoAltre rovineCamping desolatoDesolazioneHotel Goricina

Un tempo lussuoso, oggi in rovinaDegradoDove condurranno queste scale?I meravigliosi interniRiflessi marini

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Foto: Manuel Garnata.

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