Paul Theroux, scrittore e viaggiatore, autore di opere come “Dark Star Safari” e “Ultimo treno della Patagonia”, che ispira il nostro articolo odierno, ha allargato gli orizzonti di molti dei suoi lettori. Il libro di cui sopra, narra del viaggio che lo scrittore intraprende alla volta dell’America Latina, allontanandosi dalla sua Boston, fin quanto i binari glielo consentono, giungendo così in Patagonia. Ripercorriamo insieme questo fantastico viaggio.
I viaggi in treno ci tendono la mano e ci trasportano in un mondo romantico e poetico, ricco di sottili sfumature e tocchi bohemienne. La mente corre veloce, come le rotaie di un espresso, quello che, nella fattispecie, ripercorre la Siberia, un obiettivo il “Transiberiano“, che popola i sogni di ogni viaggiatore. Eppure la storia odierna ci narra di un percorso straordinario ed avvincente, almeno in egual misura…
Il viaggio di Theroux ripercorre tre decenni dell’America Latina, lungo una ferrovia che tocca ogni suo paese, fatta eccezione per Panama e Colombia, che non potevano contare sul trasporto ferroviario. Un sistema di trasporto, quello ferroviario, che si presenta oggi sull’orlo del baratro. Il tempo poi, ha fatto il resto, con il trasporto su strada che avanza ed i vecchi vagoni costretti a cedere il passo ad autobus e veicoli personali.
Il colpo di grazia ad un sistema in caduta libera è stato inferto poco più di mezzo secolo fa, per mezzo di riforme neo-liberiste, che hanno di fatto rilegato il trasporto su rotaie alle merci. Tuttavia, ci sono alcuni sopravvissuti, come il treno turistico del Machu Picchu, gestito da PeruRail (responsabili per la manutenzione più di quanto fosse plausibile).
Ferrovie dell’America Latina
La storia delle ferrovie corre parallela a quella del continente, riflettendola quanto meno a partire dal XIX° secolo, momento storico in cui possedere una ferrovia era una condizione propedeutica alla crescita di un paese. Le recenti indipendenze nazionali hanno contribuito al loro sviluppo, sebbene ad ogni metro di ferrovia costruita, c’era da scontrarsi con uno che non fa sconti: il dio denaro.
I creatori delle reti ferroviarie erano stranieri, proprietari di miniere e piantagioni, quasi esclusivamente inglesi e statunitensi: lo scopo finale era di creare un’efficiente rete di trasporti, in grado di massimizzare i profitti, riducendo i tempi necessari al trasporto stesso e salvaguardando così i profitti aziendali.
Le misure populiste non tardarono a giungere, un’autentica spinta allo sviluppo ferroviario che non lesinò sui costi. Ben presto arrivò, com’era immaginabile, il momento di fare i conti con i quattrini o per meglio dire, con una cronica mancanza di fondi, che fece cadere l’intero sistema in un limbo di inefficienza ed inadeguatezza. Le continue perdite e i tragitti eterni mandarono definitivamente nel dimenticatoio il trasporto su ferro.
I pochi percorsi ancora attivi sono quelli adibiti al trasporto merci ed alcuni treni turistici che si fanno pagare cari.
Il Chepe
In Messico, al giorno d’oggi, continuano a funzionare i soli mezzi definiti “storici”, quelli cioè sopravvissuti alle terribili circostanze che non ne hanno favorito lo sviluppo nel tempo. In questo contesto, il Chepe, ufficialmente Expreso Chihuahua – Pacífico, potremmo definirlo un superstite, un braccio teso agli Stati Uniti attraverso il Pacifico. Il collegamento tra Chihuahua e Topolobampo, nello stato del Sinaloa, non tardò ad arrivare, il percorso attraversa la regione Rarámuri (o Tarahumara), nella zona della Sierra Madre Occidental. Un occhio all’aspetto geografico della zona percorsa dal mezzo e ci rendiamo conto che la sua creazione non fu meno difficile della sua sopravvivenza…
Si aggiungano le travagliate vicende che ne hanno segnato la costruzione, come la morte del principale investitore texano, che ha provocato, in primis, una mancanza di fondi protrattasi nel tempo. Situazione di stallo perpetuatasi fino a quel 1940, che ha segnato il passaggio del governo messicano al timone del progetto, che ha potuto così completare l’opera, acquisendone la proprietà.
È così che i lavori iniziati nel 1900, si sono conclusi nel 1961, portando a 673 i km totali del percorso ferroviario. L’itinerario è di quelli spettacolari, con i suoi 37 ponti, 86 gallerie ed alcuni luoghi di bellezza rara, come il punto più alto della ferrovia stessa, a più di 2400 metri sul livello del mare, sorvolando il canyon più grande del mondo: no, il Colorado non c’entra nulla, stiamo parlando del Barranco del Cobre.
Il treno, ufficialmente Chihuahua – Pacífico, divenne ben presto per gli abitanti della zona “Chepe“, più corto e facile da identificare. Ad oggi la ferrovia è tornata in mani private e viene utilizzato principalmente da viaggiatori e turisti provenienti per lo più dal paese.
La durata del tragitto è di circa 16 ore, il tempo necessario a percorrere i suoi 673 km, sebbene siano tantissimi i punti in cui vale la pena fermarsi e dare uno sguardo ai tesori naturali circostanti.
La prenotazione è effettuabile via web o per telefono: si tenga presente che non si tratta in ogni modo di un viaggio economico. Una buona alternativa è data dai trasporti su strada: certo, si perde la magia del viaggio in treno, ma l’autobus offre la possibilità di muoversi da Puerto Vallarta a Creel, ripercorrendo buona parte della costa Ovest del paese, addentrandosi nell’entroterra, attraversando diversi stati e macinando più di 1500 km in poco più di 20 ore. La ciliegina sulla torta? Il costo del biglietto: 600 pesos messicani, che corrispondono all’incirca a €35…
In ogni caso, la verità è che l’esperienza offerta dal viaggio in “Chepe” vale l’intero costo del biglietto, vale a dire €690. E stiamo parlando della classe economica. Scalare montagne, ripercorrere i suoi viadotti ed ammirare il profilo selvaggio del paese non ha prezzo. Lungo il cammino ci imbattiamo non di rado in piccoli villaggi della regione del Rarámuri in cui i bambini lanciano occhiate tristi ai vagoni. Lungo il percorso puoi inoltre fotografare il Barranco del Cobre, che da solo vale almeno un’ora di sosta: per quelli che vogliono goderselo per bene, ci sono funivie ed hotel per i pernottamenti, benché un po’ cari (i primi hotel economici lungo il cammino si trovano a Creel).
Una bella esperienza
Non solo per quanto letto fin qui, ma anche perché in un paese in cui il trasporto ferroviario latita, un’esperienza del genere ne guadagna in originalità. Seduti affianco al finestrino, possiamo ammirare i bambini che corrono nella natura selvaggia: nel frattempo, Creel, il capolinea, si fa sempre più vicino.
Creel
Conosciuta inoltre come Estación de Creel, “Stazione di Creel“, si trova nello stato di Chihuahua, lungo la Sierra Madre Occidental, a circa 175 km dalla città di Chihuahua.
L’ambiente circostante vale da solo il prezzo del biglietto, sebbene va ricordato che, a causa di “alcune circostanze“, addentrarsi nelle zone selvagge senza una guida turistica esperta, può esporre i viaggiatori a più di un rischio, come le probabilità di entrare involontariamente in un luogo protetto: cose che possono succedere e che si pagano a caro prezzo.
Ad oggi i viaggiatori che scelgono soluzioni più economiche, come l’autobus, per ripercorrere questo meraviglioso viaggio, non rappresentano un problema per l’industria turistica locale, a patto che evitino di addentrarsi nelle suddette zone pericolose. La città di Creel è di quelle cresciute con pane e turismo, benché le condizioni socio-economiche ne abbiano minato la crescita nel tempo.
I Tarahumara
Conosciuti anche come Rarámuris, si tratta di un popolo indigeno che abitano ancora oggi lo stato di Chihuahua, in Messico. Si ritiene che questo popolo sia originario dell’Asia, giunti fin qui attraverso lo Stretto di Bering migliaia di anni fa. Le prime notizie su questo popolo risalgono agli albori del ‘600, quando i Gesuiti giunsero fin qui al fine di “evangelizzare” le genti del posto, cambiandone per sempre cultura e tradizioni.
Le condizioni attuali destano più di una preoccupazione: numerosi sarebbero infatti i casi registrati di suicidi, probabile conseguenza delle gravi condizioni di povertà in cui verte il territorio. La siccità non fa che peggiorare le cose, con gli standard sanitari ormai un miraggio lontano e l’impossibilità dei genitori a curarsi dei propri figli. La speranza è di un miglioramento della situazione generale di un popolo dimenticato dalla “Great Society” che oggi occupa il paese.
Amante del treno? Qual è stato il più lungo viaggio su rotaie cui tu abbia mai preso parte?