Destino, tragedia sventata o situazione gestita male, chiamatela come volete. Fatto sta, che venerdì scorso, all’aeroporto internazionale di Palermo “Falcone Borsellino”, è stato sventato il peggio: un aereo della Windjet è atterrato fuori pista, mettendo a repentaglio la vita di 130 persone e rendendo inagibile una delle piste d’atterraggio. E mentre si tenta di stabilire cosa sia successo durante le ultime fasi di volo, la situazione torna lentamente alla normalità.
Il fatto
Erano le 19:00 di venerdì 24 settembre, quanto un aereo della Windjet, compagnia aerea low cost italiana, è partito da Roma Fiumicino per raggiungere un’ora piu tardi l’aeroporto del capoluogo siciliano. Il volo procede normalmente, sino alle ultime fasi di atterraggio, quando qualcosa non va per il verso giusto ed il velivolo finisce fuori pista, seminando il panico in cabina.
123 passeggeri, accomunati dal terrore che prende largo, una rapida successione di eventi che non ha lasciato scampo ai deboli di cuore. L’impatto infelice, le luci che si spengono, il caos e poi le urla e i pianti, la corsa alle uscite d’emergenza, il fango e la pioggia e l’assenza di soccorsi, la ciliegina sulla torta.
Finalmente a terra: ma non è finita
Un miracolo. Non si può definire diversamente ciò che è accaduto. Il mare a pochi metri, il pericolo di sbattere contro gli scogli, la pioggia a sventare il pericolo d’incendio: i 130 a bordo non dimenticheranno, di certo, quest’esperienza. Ma cosa è accaduto una volta atterrati?
È successo che ad attendere i supersiti, c’era solo pioggia e fango. Nel buio della notte, non sono sopraggiunti i soccorsi, lasciando passeggeri e personale di bordo in balia del maltempo, a circa 2 km dall’ingresso nella struttura aeroportuale. La domanda sorge spontanea: cosa sarebbe accaduto se qualcuno avesse avuto bisogno di un soccorso immediato?

E dunque in cammino, a piedi, verso l’ingresso dell’aeroporto, il danno e la beffa: ormai giunti a destinazione, arriva una navetta a soccorrere i poveri malcapitati. Si chiudono le porte ed il conducente avverte i passeggeri che devono attendere lì, perchè non sa esattamente dove portarli. L’aria si surriscalda, vengono aperte le porte e le persone, decisamente provate dall’accaduto, giungono a piedi all’interno del “Falcone Borsellino”. Un’altra lunga attesa di almeno 50 minuti ed ecco arrivare i primi soccorsi.
Le considerazioni
Quest’esperienza dovrebbe insegnare qualcosa: aldilà dell’accaduto, una città come Palermo, capoluogo siciliano, scalo di primaria importanza, nel contesto dei trasporti aerei nazionali ed internazionali, dispone, attualmente, di un aeroporto privo di un piano d’emergenza per situazioni come quella consumatasi venerdì scorso.
La struttura è notoriamente a rischio: urge lo sviluppo di un nuovo piano di soccorso ed un potenziamento delle strutture, da affiancare al progetto di restyling attualmente in opera, che rende la struttura più confortevole, ma non ne migliora il livello di sicurezza.
Verso la normalità
Intanto, alle 14 di ieri, si è proceduti alla riapertura dell’aeroporto, sebbene l’attività non abbia ripreso a pieno regime: una delle due piste risulta ampiamente danneggiata e le operazioni d’atterraggio possono avvenire solo da un lato. Nella ricostruzione dei paletti falciati dall’aereo atterrato fuori pista, sarà presa in considerazione la costruzione dei radar che consentono una tempestiva segnalazione del temuto “wind shear”, il repentino cambio di vento che affligge le due piste palermitane e che, molto probabilmente, fa parte delle concause che hanno portato al tragico epilogo del volo Roma – Palermo.
Si attendono nuovi sviluppi.
Foto di: maciek80, spanishwor. Da: sxc.