Il settore del trasporto aereo gioca un grosso ruolo in termini d’inquinamento: la tassa sulle emissioni di anidride carbonica (CO2), già imposta ad altri settori dell’economia, è entrata in vigore per le compagnie aeree sin dal primo gennaio scorso. Vediamo di cosa si tratta.
Dal primo gennaio, tutte le compagnie aeree – europee e non – operanti sul territorio dell’Unione, sono soggette a tassazione sulle emissioni dei gas serra. Le compagnie aeree dovranno dunque corrispondere il 15% delle proprie emissioni: la violazione delle nuove regole, comporta multe pari a €100 per tonnellata di CO2 emesso ed il divieto immediato delle operazioni aeree sul territorio dell’Unione Europea.
La carbon tax: come funziona?
Ogni Stato dell’Unione ha il compito di monitorare il totale delle emissioni di carbonio sul proprio territorio, prendendo in considerazione i voli in partenza e quelli in arrivo negli aeroporti nazionali. Le quote ottenute sulla base dei controlli effettuati vengono dunque assegnate a ciascun paese.
Il metodo promosso dall’UE per l’integrazione di questa nuova tassa è di tipo progressivo: ad oggi, le compagnie aeree ottengono gratuitamente l’85% dei diritti che dovrebbero corrispondere. Tale quota è comunque destinata a ridursi nel tempo, sino al 2020, quando i vettori saranno costretti a corrispondere la totalità degli importi stabiliti.
Scetticismo nell’opinione pubblica e, del resto, è più che giustificabile: si stima infatti che tale provvedimento andrà a discapito degli stessi passeggeri, con aumenti sul costo dei biglietti aerei, variabili da €1 a €12, in funzione della durata del volo. E non è tutto: lo scopo dell’Unione Europea è scoraggiare l’utilizzo di combustibili fossili, ragion per cui, tutte le compagnie che possono contare su una flotta moderna risulteranno notevolmente avvantaggiate. Molti sono, però, i paesi, tra cui gli Stati Uniti, le cui compagnie aeree, in molti casi, non vantano flotte di ultima generazione. E qui iniziano i problemi…
Gli Stati Uniti non ci stanno
La carbon tax non è una panacea. È oggetto di critiche nella stessa Unione Europea, giudicata “ingiusta” ed “inefficace”, talvolta descritta come “frode”. Ciò che è certo è che questo nuovo regolamento non piace a tutti. Molti paesi non europei, quali Cina, India e Russia, hanno cercato in tutti i modi di bloccare la sua attuazione, minacciando in alcuni casi rappresaglie economiche. Ma è la posizione assunta dagli Stati Uniti a destare maggior preoccupazione: di fatto, è stata approvata una legge (ancora da discutere in Senato e Casa Bianca) volta a penalizzare le stesse compagnie aeree americane che si adegueranno alla legge europea.
La normativa è entrata in vigore, ma bisogna attendere fino al 2013, per assistere alla sua reale applicazione. Gli economisti sperano che possa dare i frutti sperati: al momento, non ci resta che attendere.
Che te ne pare di questa nuova tassa? Ritieni si tratti di una misura utile per l’ambiente?