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Il Magazine del viaggiatore
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Carlo, torinese di 29 anni, nell’ottobre del 2011 ha intrapreso un giro del mondo senza mai prendere un aereo, che l’ha portato ad attraversare Asia, Sud America, Europa e Russia. Nello stesso anno ha creato il blog Girovagando per raccontare le sue esperienze di viaggio, raccolte anche nel libro Vagamondo, pubblicato lo scorso settembre. liligo.com l’ha intervistato per voi.

1. Buongiorno. Potresti descriverci in poche righe (impresa ardua!) l’itinerario del tuo giro del mondo senza aerei che hai compiuto lo scorso anno?

Il giro del mondo senza aerei iniziò in Nepal, poi India, Sri Lanka, Malesia, Thailandia, Laos, Cambogia, Vietnam, Cina, Corea del Sud in Asia. Con un mercantile ho raggiunto la Colombia, poi Ecuador, Perù, Bolivia, Cile, Argentina e Brasile. Nuovo mercantile per la Spagna e così via Francia, Belgio, Germania, Polonia, Ucraina per finire con la transiberiana in Russia arrivando a Vladivostok.

Ushuaia, Terra del Fuoco (Argentina)

2. Cosa ti ha spinto ad intraprendere un viaggio del genere, sicuramente affascinante, ma anche pieno di incognite e a dir poco impegnativo?

Una passione straordinaria per il viaggio che per me è stata anche la medicina della mia anima. Mi ha curato da un forte malessere adolescenziale, mi ha aiutato a trovare stimoli e valori nella vita, oltre che a percorrere un viaggio introspettivo rigenerante. La sete di conoscenza e la voglia di mettermi alla prova ogni giorno con situazioni nuove per continuare questa grande ed interna evoluzione spirituale.

Carlo

3. C’è un motivo particolare per cui il tuo viaggio è cominciato proprio in Nepal, dal “tetto del mondo”?

Certo, cercavo un’esperienza sul tetto del mondo proprio per il mio amore nei confronti della montagna. Una formidabile scuola di vita che ti insegna a stringere i denti e tempra l’anima. In questo caso cercavo nell’Himalaya le forze necessarie per affrontare un lungo viaggio attorno al mondo in solitaria e le ho trovate in un trekking di 2 settimane, raggiungendo un passo a 5.500 metri.

Himalaya (Nepal)

4. Immagino che tu abbia viaggiato piuttosto “leggero” durante il tuo giro del mondo e fatto a meno di molte cose ritenute superflue. Cosa, invece, non deve mancare assolutamente nella tua valigia o zaino ?

Il mio zaino pesava solo 12 chili ed avevo indumenti per affrontare temperature dai -20 gradi ai 50. Limitare al minimo gli indumenti preferendo lavarli spesso piuttosto che avere i ricambi, questa è la mia filosofia. Non possono mancare i tappi per le orecchie per dormire ovunque capiti, un sacco a pelo termico per le fredde notti montane e un buon libro sulla vita di qualche grande uomo.

5. Come hai organizzato i tuoi singoli spostamenti e i tuoi pernottamenti sul posto? Pianificavi o improvvisavi tutto?

Nulla era organizzato, sono partito che non sapevo neanche se si potesse fare il giro del mondo senza aerei. Il percorso si è formato da sé in base ai consigli della gente e alle possibilità che si formavano via terra. Anche i pernottamenti erano casuali: o cercavo un ostello o dormivo sui pullman, nelle stazioni, nelle chiese o per strada. Mi sono lasciato trasportare dal viaggio liberandomi dall’ossessione occidentale di organizzare tutto, illudendoci di avere tutto controllo. L’organizzazione crea solo ansia perché porta aspettative, quando si è pronti a tutto svaniscono i problemi.

6. Per giungere dall’Asia al Sud America hai attraversato l’Oceano Pacifico in nave, come si faceva una volta, fino a mezzo secolo fa. Che tipo di esperienza è stata?

Straordinaria. 22 giorni su una nave e quasi sempre ero solo. I pensieri fluivano nell’oceano in maniera particolarmente nitida. Lontano da internet, televisione e telefono ho intrapreso un profondo viaggio interiore in cui ho scritto la mia vita dal primo ricordo che avevo. Mi è servito per metabolizzare una volta per tutte il mio passato e lasciarlo andare. Inoltre l’energia del mare era divina.

Il mercantile su cui ha viaggiato Carlo per raggiungere il Sud America

7. Quali luoghi ti hanno sorpreso positivamente oltre le tue stesse aspettative?

Io viaggio e vivo senza aspettative da niente e nessuno. E’ sbagliato crearsi aspettative, se non le si crea si evita di essere delusi. Ogni luogo è stato una sorpresa, ma devo ammettere che il Sud America è il continente più spettacolare che abbia mai visto. La sua natura , oltre ad essere molto varia, è meravigliosa. A volte sembra di essere su altri pianeti o semplicemente sulla Luna. Perù, Bolivia e Cile. Ma anche Argentina, Brasile e Colombia. Che paesaggi e quanta energia nella natura e nella gente.

Praia do Amor (Brasile)

Poi l’Himalaya in Asia e la cultura indiana che mi ha trasmesso qualcosa che rimarrà dentro di me tutta la vita.

Il fiume Gange, presso Varanasi

8. Dove hai trovato la gente più accogliente? Quali sono state le persone più strane che hai incontrato durante il tuo viaggio?

L’accoglienza migliore in Asia l’ho trovata in Laos. Lì capitavano incontri più autentici e meno condizionati dall’interessa economico. La gente era più tranquilla e vera.

Carlo in Laos

In Sud America invece ho trovato un’accoglienza davvero calorosa. Gente di cuore che sa trasmettere tanto.

Buenos Aires (Argentina)

Le persone più interessanti tra quelle conosciute sono sicuramente quelle che hanno dedicato la loro vita alla spiritualità. Sadhu, monaci e sciamani. E’ stato affascinante condividere pensieri e visioni della vita con loro.

9. Sapresti dirmi tre posti o tre momenti che ti sono rimasti nel cuore più di altri?

I primi tre luoghi che mi vengono in mente sono Uyuni , il deserto di sale più grande al mondo nel sud della Bolivia. Un paesaggio lunare straordinario. Poi le vette dell’Himalaya e Angor Wat, il complesso religioso più vasto al mondo. Una serie di templi davvero affascinanti immersi nella giungla cambogiana.

Uyuni (Bolivia)

I primi tre momenti che mi vengono in mente invece sono quando ho raggiunto la vetta di un vulcano peruviano a 6000 metri dopo che eravamo partiti in 5 e sono arrivato in vetta da solo e stremato dalla fatica e il mal di montagna. Un trekking nella neve della Patagonia cilena a Torres del Paine in condizioni estreme con la tenda affittata che era bucata, un grande gelo e il raggiungimento della vetta con un panorama e un improvviso sole straordinario. Poi in Russia il momento in cui ho realizzato di aver compiuto il giro del mondo senza aerei. Un’improvvisa stanchezza mentale e tanta serenità.

Mosca (Russia)

10. Tu stesso hai ammesso di esserti trovato anche in luoghi molto pericolosi, come ad esempio in Colombia. Non hai mai avuto paura, oltrettuto viaggiando da solo?

La paura è un grande limite. Prima di questa esperienza ho messo in conto anche di rischiare la vita per questo viaggio. Sono disposto a morire per ciò che amo. Non potrei mai rinunciare alla mia più grande passione. L’unica paura che provo è quella di non vivere. Per questo quando viaggio non provo particolare paura, ma sento invece una vitalità straordinaria. Mi sono sentito solo quando ho preso la malaria. Poi mi sono trovato in alcune situazioni di pericolo che non sono piacevoli, ma si son risolte tutte per il meglio grazie ad un energia cosmica che mi protegge e mi dà una grande sicurezza.

Buenaventura (Colombia)

11. Hai altri progetti di viaggi dopo questo incredibile giro del mondo oppure ti senti “sazio” e appagato”?

Ora sto girando l’Italia per presentare il libro reportage del giro del mondoVagamondo”. Poi a giugno organizzerò un evento sui viaggi a Torino e a luglio ripartirò per un’altra esperienza di viaggio. Questa volta non mi voglio prefissare nulla e rimanere libero da ogni imposizione che possa condizionarlo. Certo, prediligo il viaggio via terra, ma se ad un certo punto volessi cambiare improvvisamente continente lo farò. Ho alcune idee tra cui raggiungere la Scandinavia, puntare il Centro America o l’Africa. Ma vedremo strada facendo dove mi porterà il vento della vita.

Quali sono state, secondo voi, le tappe più affascinanti del lungo viaggio di Carlo?

Foto: Carlo Taglia

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1 responses to “Il giro del mondo senza aereo: intervista a Carlo di Girovagando

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