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Il Magazine del viaggiatore
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Hugo Leyva Sánchez è un giovane messicano di 35 anni, giornalista e docente di arte e storia del cinema presso le università messicane UMSNH e UDEM, con alle spalle esperienze di studio in Italia. In questa intervista ci racconta il Messico con gli occhi di un locale che conosce a fondo anche il nostro Bel Paese.

1. Ciao Hugo. Per prima cosa vorremmo sapere che Paese trova il visitatore italiano che giunge in Messico.

Il visitatore italiano trova, secondo me, un paese pieno di colori, paradossi, misteri e miti. L’iconografia messicana, presente in tantissimi film, dipinti, romanzi, ecc., contribuisce a creare delle aspettative nell’immaginario collettivo che trovano certamente riscontro nella realtà. Non dico che i visitatori troveranno precisamente Tuco Ramírez ( il personaggio del bandito messicano nel film “Il buono, il brutto e il cattivo” ndr.) o i classici pigri con i sombreros sotto il cactus, ma capiranno perfettamente che quelle sono immagini che parlano di certi ambienti, atmosfere che formano parte della quotidianità messicana. Inoltre si tratta un Paese grandissimo e molto eterogeneo, e l’interesse per l’esotico di tanti viaggiatori italiani sarà sicuramente soddisfatto da esperienze surreali, come avviene nei film. Comunque, non è detto che tutte queste esperienze saranno necessariamente gradevoli, ma almeno, di sicuro, interessanti.

2. Qual è, secondo te, il periodo migliore per volare a Città del Messico o in un’altra città messicana?

Normalmente c’è un clima constante in tutto il Messico, che dunque può essere visitato in qualsiasi periodo dell’anno, ma molte persone preferiscono comunque viaggiare in inverno per le ovvie differenze climatiche, che rendono ad esempio il mio Paese un’ottima destinazione dove partire a novembre. Poi dipende anche dai posti che si vogliono visitare. Il Messico presenta praticamente tutti gli ecosistemi del mondo, tranne la tundra e la neve. In estate piove, ma è una pioggia che alleggerisce il caldo pesante e secco. Si può andare nel deserto, nella spiaggia, in montagna, a fare il tour per i paesi indigeni, oppure per le città coloniali, oppure andare nei grandi resorts, o girare per Città del Messico; le possibilità sono tante, e il clima non sarà un impedimento in nessun periodo dell’anno.

3. Com’è visto il turista italiano dai tuoi connazionali?

Dipende della zona. I turisti italiani sono molto numerosi nella penisola dello Yucatan, e ci sono tantissimi che ormai sono residenti e che hanno piccoli negozi nei piccoli paesi dov’è presente tanto turismo internazionale come Playa del Carmen. Si vedono tanti italiani anche a Oaxaca, a Zepolite e nelle zone limitrofe. Invece, nel centro del paese, in cui io vivo (abito a Morelia, capitale dello stato del Michoacán), non ce ne sono tanti, ma sono comunque in aumento. A Morelia ormai ci sono diversi ristoranti italiani gestiti da romani, milanesi, sardi, ecc.

Playa del Carmen
Playa del Carmen

Alla gente piace fare la conoscenza degli italiani, sono cool e brava gente ed amano interagire aldilà del discorso turistico, e questa spontaneità li rende interessanti. E poi, parlando di tipologie, è più frequente trovare fricchettoni nel deserto, turisti chic nei resorts, spirituali nelle zone indigene e militanti politico-sociali in Chiapas. O semplicemente ragazzi che girano adattandosi alle città e alla gente che trovano. Penso che comunque la constante sia la voglia del visitatore italiano di conoscere in profondità il mio Paese.

Chiapas
Chiapas

4. A livello naturalistico quali sono secondo te le tappe irrinunciabili per un visitatore che arriva nel tuo Paese?

Beh, qua bisogna prendere una bella mappa e lanciarci una frecceta per decidere dove andare. Sono veramente tante le possibilità. Consiglierei, personalmente, i percorsi in montagna al nord, a Coahuila o Chihuahua. Prendere un treno che attraversa le montagne mozzafiato della zona è bellissimo.

Coahuila
Coahuila

A sud-est, tour de force per molti di quelli che pensano che il Messico è solo lo Yucatán, si trovano le selve, i cenotes, le spiagge piú belle. Al centro, dove io abito, si trovano tante città coloniali con tesori artistici di rilievo, in mezzo a zone boscose, aride, con quelle atmosfere che si vedono nel film in cui pare si sia fermato il tempo. Oppure andare nella Baja California e attraversare il mare di Cortés per arrivarci.

Baja California
Baja California

5. E invece, quali sono le città e i centri abitati più interessanti da scoprire?

Direi la zona centrale del Messico. Città come Morelia, Querétaro, Guanajuato, Puebla, Zacatecas, se si vuole avere un’esperienza coloniale, artistico-culturale. Oppure andare a Città del Messico, Guadalajara, Monterrey, se si vuole vivere la frenesia e le offerte delle città grandi, nelle quali c’è sempre da fare.

Morelia
Morelia

6. Infine, approfittando del tuo lavoro di storico dell’arte, puoi segnalarci qualche monumento o luogo d’arte a tuo avviso particolarmente meritevole di una visita?

Consiglierei di visitare Guanajuato, una città insolita, che ricorda molto il sud d’Italia. Fondata su un giacimento di argento enorme, fu costruita in un terreno molto irregolare, che fece della città un labirinto di vicoli, gallerie e tortuose stradine. Ci si trovano molte chiese e monumenti interessanti. L’ideale sarebbe visitare la città in un tour di luoghi simili, come le già citate Querétaro, Morelia e San Miguel de Allende, ecc. Molte di queste città nel centro del Paese sono patrimonio dell’Unesco.

Guanajuato
Guanajuato

7. Come già scritto sopra, tu hai studiato e vissuto alcuni anni in Italia. Quali sono le maggiori differenze che trovi fra i due Paesi?

In tante cose sono molto simili. Ho sempre avuto l’idea, a partire dalla mia esperienza in Italia, che il Bel Paese potrebbe essere una sorta di Messico del futuro. Ho vissuto un po’ a Milano, Reggio Calabria, Siena e soprattutto a Bologna. Il Messico è molto simile al sud d’Italia, e presenta molti dei suoi problemi, ma penso che tende a diventare sempre più come il nord, per via del boom economico degli ultimi anni (ora in declino). La maggior differenza che trovo con il Messico è che la gente qui non ha il livello di educazione dell’Italia. Un’altra differenza sarebbe il senso di appartenenza, la solidarietà: Il Messico purtroppo non l’ha come l’Italia. Comunque è tutto molto soggettivo.

8. Cos’hanno invece in comune, secondo te, Messico e Italia?

Il caos, l’allergia all’ordine e la legge, che comunque in Messico è molto più grave. Il piacere della festa, l’importanza della famiglia.

9. Hai qualche consiglio utile che ti senti di dare a coloro che programmano una viaggio in Messico?

Se dovete andare in posti agresti, fatevi i vaccini necessari. Viaggiate leggeri, provate a ridurre al minimo la distanza culturale, provate a interagire al massimo. Siate accorti, ci sono molte zone molto pericolose, ma ci vuole semplicemente informazione e senso comune per evitare esperienze sgradevoli. Non bevete l’acqua del rubinetto, rischiate una bella infezione. Apritevi alla conoscenza di nuovi sapori e siate flessibili nelle vostre aspettative. Concedetevi il piacere di un paio di notti in un superalbergo, ma anche qualche notti in una palapa di una spiaggia vergine. Visitate i mercados, girate nelle feste di paese. Se potete, noleggiate una macchina e programmate dei tour per diverse zone del Messico. Accetate l’idea che non potrete conoscere tutto il Paese e le sue differenze al primo viaggio (a meno che possiate rimanerci a lungo e viaggiate in continuazione). È meglio conoscere poco a poco, in profondità, i posti in cui si va.

10. Infine, descrivici con tre aggettivi il “tuo” Messico.

Un posto che passa incredibilmente dal sublime al ridicolo e dal goliardico al tragico. Un po’ come l’anima di Tuco Ramirez…

Avete mai visitato il Messico? In quali dei luoghi suggeriti da Hugo siete stati?

Foto: Hugo Sanchez, daryl_mitchell, Jan Harenburg, Amante Darmanin, Stefano Ravalli, Travelbusy.com, José Juan Figueroa / Flickr cc.

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2 responses to “Il Messico raccontato da un locale: intervista ad Hugo Sanchez

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