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Il progresso non conosce pause. Pochi giorni ha avuto luogo in Canada il primo volo a base di uno speciale cherosene ricavato dalla lavorazione dei semi di sesamo. Obiettivo: venire incontro alla scarsità di petrolio e all’incedere dell’inquinamento atmosferico.


Ha spiccato il volo il 29 ottobre scorso dall’aeroporto di Ottawa il piccolo velivolo, un bireattore Falcon 20 di fabbricazione Dassault (nella foto). Il volo da Ottawa a Montreal è durato 1 ora e 30 minuti: l’aeroplano è stato seguito da vicino da un’unità che ne ha controllato le emissioni, successivamente oggetto di studi. Dall’esperimento è emerso un dato davvero interessante: il biocarburante più essere utilizzato senza alcuna modifica necessaria al serbatoio.

Da ormai diversi anni il settore aereo batte la pista del biocarburante, quale alternativa meno inquinante al petrolio. Alcune compagnie aeree hanno già testato l’affidabilità di un carburante derivato dalla miscela di biocombustibili e cherosene; ebbene, questa è la prima volta che ci troviamo di fronte a un volo operato con un carburante 100% vegetale, il cosiddetto “Readyjet“. Viene prodotto esclusivamente dalla coltura di semi oleosi, appartenenti alla Brassica carinata, il cavolo d’Abissinia.

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I biocombustibili in Europa

Il cambio di tendenza c’è, ma è piuttosto lento. L’Unione Europea ha fissato un obiettivo che appare timido: produrre 2 tonnellate annue di biocherosene fino al 2020. Grandi numeri, che però, rapportati al consumo attuale di carburante del settore, incide appena per il 3% del totale.

Da un rapporto del Dipartimento dei Trasporti statunitense (1), emerge inoltre un dato poco confortante: le emissioni di anidride carbonica a effetto serra non si arresteranno. Anzi: la crescita è continua e al 2025 il trasporto aereo risulterà essere il settore più inquinante del pianeta. Tra 13 anni, infatti, si stima che le emissioni annue di anidride carbonica da parte dei velivoli si assesterà sulle 1,5 tonnellate, metà delle emissioni nocive attualmente rilasciate nell’aria dall’Unione Europea nel suo complesso. Inquietante è dir poco.

Ma i biocarburanti sono davvero il futuro?

Piccola pausa di riflessione: la questione, del resto, è seria e merita attenzione. Se da un lato il biocarburante risponde all’esigenza di ridurre l’impatto nocivo sull’ambiente, è anche vero che la coltura delle piante che si prestano allo scopo ruba campi utili all’agricoltura, spesso in paesi in via di sviluppo.

(1) “Trends in Global Aviation Noise and Emissions from Commercial Aviation for 2000 to 2025”

Cosa ne pensi? I biocarburanti rappresentano davvero il futuro?

Foto: tantmieux.fr – Telstar Logistics / Flickr cc.

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