Oggi discutiamo un fenomeno tanto in voga, quanto controverso: si tratta del turismo di caccia, non di certo una novità, ma che – sfortunatamente – si ritaglia ancora oggi uno spazio importante nel settore viaggi. Intrattenimento di lusso per viaggiatori facoltosi, che pagano profumatamente per il diritto di uccidere un animale, talvolta protetto, camuffandosi da “cacciatori sportivi”.
Non è facile affrontare questo argomento per vari motivi: le scarse informazioni a riguardo, un’attività ai limiti della legalità e completamente al di fuori di un qualsiasi quadro giuridico. Le cifre, magari, non sono chiarissime, ma come evidenzia il tedesco “Focus.de“, ogni anno, sono decine di migliaia i turisti che si imbarcano in un’avventura di questo tipo, sperando di portare a casa un “trofeo”: un orso abbattuto in Canada o in Russia, un elefante o un leone ucciso in un paese africano e cosi via.
Le tariffe variano significativamente, in base a diversi fattori, quali la minaccia di estinzione di una determinata specie, il valore simbolico dell’animale abbattuto, ecc. E va da sé che si paga molto più per il piacere (è ironico, hai indovinato) di uccidere un animale in via di estinzione.
Et voilà, ecco alcune stime dell’ONG per l’ambiente “Prowildlife“, per quanto riguarda i prezzi pagati dai cacciatori per un singolo trofeo. Attenzione: i dati sono puramente indicativi, frutto di stime e, come tali, vanno presi con le pinze.
- Elefante: €14-56.000
Rinoceronte: €35.000
Leopardo: €14-23.000
Bufalo: €5-13.000
Orso polare: €40.000
Rinoceronte nero: €280.000
I prezzi – che, sarete d’accordo, non sono accessibili alle persone comuni – includono generalmente il viaggio, l’alloggio, le licenze di caccia, il trasporto e l’importazione dei trofei.
“Il re della giungla è a rischio estinzione”
Sono passati alcuni mesi, da quando il Fund for Animal Welfare (IFAW) ha lanciato l’allarme, puntando il dito contro i danni per le specie in via d’estinzione, come conseguenza della “caccia sportiva“. Lo stesso “re degli animali” sarebbe in pericolo, se l’attuale trend dovesse perpetuarsi nel tempo. I primi imputati, gli americani:
Il re sella giungla è a rischio estinzione, eppure gli americani continuano ad uccidere leoni per diletto
Questo quanto afferma l’IFAW, in una delle ultime uscite ufficiali del 2011. Del resto i dati parlano chiaro: negli ultimi 10 anni, due terzi dei leoni uccisi sono stati trasportati negli Stati Uniti.
Già, chi non ha mai pensato di accogliere gli amici in un salotto decorato con tappeti in pelle del selvaggio felino; cosa c’è di meglio di uno scendiletto ricavato dalla criniera di un leone… ma la conservazione della diversità biologica dovrebbe venire prima di queste considerazioni di gusto e comfort, giusto?
La vendetta è un piatto…
Attenzione: il seguente video contiene immagini cruente, sconsigliate ad un pubblico facilmente impressionabile.L’orso polare messo alle strette
Probabilmente l’animale emblema dei tormenti che affliggono il nostro pianeta, con il riscaldamento globale in prima linea. Eppure, l’orso bianco deve avvedersi da ulteriori minacce: i vezzi dell’uomo che si nasconde dietro ad un mirino. Diversi i paesi nordici, come la Norvegia, che hanno messo fine alla legalità della caccia all’orso, con un divieto totale.
Intanto, in Canada, agli Inuit sono concessi alcuni privilegi in materia. Il motivo? La volontà di mantenere inalterate alcune tradizioni secolari. Ma – come accade in molti paesi africani – tali permessi danno luogo a negoziati, un autentico business illegale, che mette a repentaglio alcune specie (più di quanto gli stessi permessi già fanno…). Un esempio? La rivendita di tali permessi a turisti facoltosi. Di questo passo, le prossime generazioni dovranno “accontentarsi” di acquistare in rete trofei conquistati da altri.