Five Pointz era da vent’anni anni uno dei luoghi storici e più importanti della street art. Il proprietario di questo vecchio complesso industriale ha però deciso che l’immobile dovrà essere raso al suolo per lasciare spazio alla costruzione di due nuovi edifici residenziali di lusso e la scorsa settimana ha imbiancato tutti i muri. Ma gli artisti e i residenti si sono mobilitati e non si arrendono.Five Pointz era considerata la Mecca del mondo dei graffiti e attraeva artisti di strada da tutto il mondo, che potevano esprimersi liberamente senza violare la legge. Nel tempo era quindi divenuta una meta irrinunciabile per gli amanti della street art che decidevano di visitare New York.

La storia di Five Pointz
Five Pointz, il cui nome indica i cinque distretti di New York, nasce vent’anni fa sui muri di un vecchio complesso industriale in disuso, situato a Long Island City, nel Queens. Il luogo diventa ben presto un epicentro della cultura hip-hop e dei graffiti, grazie anche alla scelta delle autorità locali della Grande Mela, che legalizzano i dipinti metropolitani sui muri di quell’area.L’unica condizione che fin dall’inizio Jerry Wolkoff, proprietario dell’immobile, pone agli artisti per l’uso del posto è astenersi dalla rappresentazione di messaggi di natura politica o pornografica.

Dal 2002 Jonathan Cohen, 38 anni, nome d’arte Meres Ones, si è occupato della conservazione e gestione del luogo, che dirige come un museo, distribuendo i muri agli artisti e organizzando eposizioni a cielo aperto.
Il nuovo progetto immobiliare
Le cose cambiano nel 2010, quando Wolkoff annuncia di voler radere al suolo i vecchi magazzini industriali che ospitano Five Pointz, per costruire due nuovi grattacieli di 40 piani ciascuno. Il progetto vale 400 milioni di dollari (290 milioni di euro) e s’inserisce in una strategia di gentrificazione di Long Island Island, cioé la costruzione di nuovi complessi abitativi di lusso, allo scopo di aumentare il valore immobiliare dell’area. In una parola sola: speculazione edilizia.

Pochi danno credito all’annuncio di Wolkoff, i cui piani sembrano all’epoca di difficile attuazione, fino a quando, il 9 ottobre scorso, il Consiglio Municipale di New York non approva il progetto. Si arriva in questo modo all’epilogo della scorsa settimana, quando – nel giro di una notte – Wolkoff fa riverniciare di bianco tutti i murales che rivestono le pareti di Five Pointz, decretandone fisicamente la cancellazione.
Le reazioni e le proteste
“E’ la più grave perdita di tutta la storia dei graffiti. E’ succeso tra le 2 e le 6 del mattino, la polizia ha circondato il perimetro e non abbiamo potuto fare nulla” .
Questo il commento sconsolato di Marie Flaguel, portavoce di Five Pointz.
Il collettivo di Five Pointz si è ben presto riappropriato dello spazio, incollando sui muri dei pannelli bianchi sui quali ciascuno ha potuto esprimere i propri sentimenti e pensieri: omaggi commoventi al luogo, insulti al proprietario e grida di rivolta contro il metodo utilizzato. Sul posto, la comunità di artisti, volontari, simpatizzanti e residenti è ancora sotto choc, ma non si è rassegnata e si è già mobilitata.

Nel giro di poco tempo, infatti, sono nati comitati di sostegno e si sono moltiplicate le iniziative legali e le petizioni , tra cui alcune ancora in corso e rintracciabili sul sito di Five Pointz. Il collettivo guidato da Meres si è appellato al Visual Artists Rights Act, una legge che protegge i diritti degli artisti, per ottenere un’ingiunzione che vieti al proprietario di toccare le opere. E’ stata lanciata, inoltre, una raccolta di firme – già più di 25.000 quelle raccolte – per far classificare il sito come monumento storico-monumentale da tutelare e, contemporaneamente, gli artisti stanno tentando di ricomprare gli immobili con l’aiuto di fondi privati. L’ultima inziativa in sede legale si rifa ancora al Visual Act, chiedendo un risarcimento per le opere distrutte che, secondo l’avvocato del collettivo, Jeaninne Chanes, ammonterebbe a 150.000 dollari ( circa110.000 euro).

Tutte queste azioni non hanno avuto finora l’esito sperato, ma gli artisti di Five Pointz e i loro sostenitori hanno respinto al mittente la promessa di Wolkoff di riservare una parte del nuovo spazio che sarà edificato ai graffiti e non hanno intenzione di arrendersi, come emerge chiaramente dalle parole di Meres:
“Non permetteremo di costruire un’altra torre di vetro senza vita a New York e distruggere il nostro quartiere e la nostra comunità”.
Cosa ne pensate dei graffiti? Sono da considerare un atto vandalico oppure opere artistiche da preservare e tutelare?