Israele, paese dalle mille sfaccettature. L’ultima notizia in tema di viaggi lascerà di stucco più di un lettore/viaggiatore: all’aeroporto di Tel Aviv, la polizia può obbligare i turisti a mostrare i messaggi di posta elettronica ricevuti. Com’è facile immaginare, le polemiche fioccano ormai da giorni.
Un paese controverso, una nazione che, gioco-forza, si ritrova spesso e (a volte mal)volentieri sulle prime pagine dei giornali. I conflitti con la Palestina e le notizie relative alla sicurezza ci lasciano a volte un po’ spiazzati. Ed è proprio di sicurezza (e privacy) che parleremo quest’oggi: l’aeroporto di Tel Aviv, porta d’accesso del paese, si guadagna oggi la brutta nomea di nemico della privacy, figlia di misure di sicurezza dalla dubbia integrità.
Mai pensato di visitare Israele? Il paese ha un peso turistico non indifferente e di spunti di viaggio ne regala a dozzine. Meglio però familiarizzare per tempo con le nuove leggi: vedersi confiscati smartphone, portatile e tablet non è certo carino. Se poi ci aggiungiamo che le forze dell’ordine sono autorizzate a sbirciare tra le email personali, il problema inizia a farsi scomodo.
“Il passeggero non è obbligato”
Il procuratore generale, incaricato a esprimere il suo giudizio riguardo la spinosa questione, ha ammesso:
Il viaggiatore non è costretto a rivelare le credenziali personali per l’accesso alla posta elettronica e ha inoltre il diritto di rifiutare questa misura, che non può essere in alcun modo forzata. Ovviamente, un eventuale rifiuto sarà preso in considerazione al momento di decidere se ammettere o meno la persona sul territorio israeliano.
Una “libertà di scelta” però influente ai fini di un’eventuale espulsione dal paese. Misura lecita? Ai lettori il giudizio.
La nuova misura è stata accolta non senza proteste da parte delle associazioni nazionali, tra cui l’Associazione per i Diritti Civili in Israele (ACRI), che ha etichettato – senza mezzi termini – il provvedimento come “un’intrusione significativa nella vita privata”. Uno degli avvocati dell’associazione, ha dichiarato alla stampa:
Gli agenti dello Shin Bet – servizi di sicurezza interni, paragonabili all’FBI degli USA – sono liberi di chiedere ai turisti in arrivo all’aeroporto di mostrar loro le proprie email. Di certo non una situazione amichevole, specie considerando che il rifiuto non è esattamente scevro da conseguenze.
Nulla di nuovo all’orizzonte
Non si tratta, ad ogni modo, di una novità: l’aeroporto di Tel Aviv – Ben Guiron non è nuovo a queste pratiche, solo che prima non c’era una vera e propria regolamentazione a riguardo. Molti, in passato, si sono visti “obbligati” a fornire dati personali inerenti account di Facebook e indirizzi di posta elettronica.
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