Regista e produttore indiependente di 36 anni, Adam Selo è volato in Cambogia per girare un documentario e in questa lunga intervista ci racconta la sua esperienza di viaggio in questo affascinante Paese del Sud-Est asiatico.
1. Buongiorno Adam, per cominciare vorremmo sapere come e perchè è nato questo viaggio in Cambogia?
Il viaggio in Cambogia nasce da una commissione di GVC Onlus alla Associazione Culturale EleNfant (di cui sono presidente) per la realizzazione di un documentario che avesse come tema principale i flussi migratori (regolari o irregolari) dalla Cambogia alla Thailandia.
EleNfant Film è una casa di produzione indipendente, che da più di 10 anni si occupa di realizzare cortometraggi e documentari in Italia, ma anche in giro per il mondo. Il documentario si chiama Homeward, per la regia di Mario Piredda e la fotografia di Salvo Lucchese, i miei due compagni di viaggio. Il mio ruolo in Cambogia era quello di direttore di produzione, cioè organizzare le riprese in loco e gestire tutte le questioni logistiche.
2. Qual è stata l’organizzazione del viaggio a livello logistico?
La notizia del viaggio è arrivata abbastanza a ridosso delle date, quindi la scelta del volo per Siem Reap è stata condizionata dalla necessità di partire il prima possibile. Nonostante questo abbiamo trovato dei voli abbastanza convenienti intorno ai €750. Ho cercato di fare dei bagagli più leggeri possibili visto che prevedevamo di fare diversi spostamenti tra una città e l’altra.

Prima di partire mi è stato consigliato di fare diversi vaccini anche se non obbligatori tra cui l’antitetanica: per chi viaggia verso mete più turistiche come le grandi città e i siti archeologici o comunque per chi affronta viaggi guidati, queste vaccinazioni possono essere evitate, per noi invece che avremmo dovuto lavorare in villaggi sperduti poco conosciuti, in condizioni igienico-sanitarie ignote, i vaccini erano fortemente consigliati.
3. Qual è stato il tuo intinerario cambogiano?
Il nostro itinerario cambogiano si è limitato in queste due settimane a percorrere il territorio che va da Siem Reap a Poipet, città di confine con la Thailandia. Più volte in questo arco di tempo abbiamo viaggiato da una città all’altra, fermandoci in diversi piccoli villaggi delle relative province.

4. Che idea ti sei fatto del popolo cambogiano? C’è stato qualche incontro che ti ha colpito in particolare?
Quello cambogiano credo sia un popolo assolutamente rispettoso del prossimo, un popolo accogliente, un popolo che ancora lascia trasparire le ferite di un passato crudele e sofferto, ma allo stesso tempo con una grande voglia di ricominciare; un popolo che si dà da fare, nel lavoro, nella vita, che non si ferma davanti a nulla, che non si ferma davanti ai sacrifici.

Insomma un popolo che ha grandissima dignità. Sono entrato in contatto con moltissimi locali, sia intervistati, sia persone che mi aiutavano a contattare la gente da intervistare. Ho conosciuto persone di grandissimo cuore, che hanno lasciato un segno speciale dentro di me.

Tra queste, Yun Youm, un ragazzo di vent’anni che adesso è tornato a lavorare come muratore in Cambogia dopo un’esperienza di 3 anni fuori dal suo paese natale. Superato il confine della Thailandia in cerca di lavoro, questa persona è stata rapita, trattata da schiavo e spogliata di tutto ciò che aveva, perdendo anche l’identità: non aveva più documenti ,non c’era nulla che poteva testare le sue origini e addirittura il suo nome. E’ stato mandato per mesi a lavorare in un peschereccio tra le isole della Malesia, in condizioni precarie, con poca acqua e poco cibo. Solo attraverso una richiesta d’aiuto a delle organizzazioni internazionali è riuscito poi a essere salvato e a tornare in Cambogia. Adesso continua a lavorare come muratore e riesce a raccontare la sua storia con grande commozione ma anche con grande dignità.
5. Sappiamo che negli ultimi anni la Cambogia ha registato un grande incremento delle presenze turistiche. Resta comunque una destinazione autentica?
Vero, la Cambogia ha subito un incremento turistico determinante negli ultimi anni. La conseguenza è stata un aumento dei prezzi (a detta anche dei locali) per quanto riguarda il settore terziario, soprattutto nelle zone più turistiche come Siem Reap e Phnom Penh. Mentre qualche anno fa si poteva tranquillamente dire che la Cambogia era uno dei paesi più economici al mondo in assoluto, per quanto riguarda la mia esperienza personale ( visto che ho visitato Bangkok nel 2012) mi sono reso conto che adesso i prezzi sono anche più alti della Thailandia.

Detto questo, credo che comunque sia un paese che mantenga la sua autenticità senza snaturarsi molto, poi ovviamente il turismo occidentale cambia drasticamente la natura di alcuni posti, ma non è certo una peculiarità esclusiva di quel paese, quanto una tendenza di tutti i Paesi in via di sviluppo con un grande e improvviso afflusso turistico.
6. Cosa ti ha colpito di più a livello paesaggistico?
Sono un grande fan del film Apocalypse Now, quindi devo dire che avevo un’idea della Cambogia abbastanza precisa e stereotipata soprattutto a livello paesaggistico. Ciò che mi aspettavo era un vasto paesaggio tropicale fatto di giungla, palme e soprattutto caratterizzato dal passaggio di questo epico fiume che è il Mekong. devo dire che ciò che mi aspettavo in realtà era proprio quello che poi nei fatti ho visto da vicino: questo è infatti il paesaggio che separa una città dall’altra.

Mi ha colpito molto il lago Tonle Sap, dove addirittura sorgono dei villaggi galleggianti, dove la gente costruisce le proprie case sull’acqua e crea delle “strade navigabili” in cui le persone non camminano, ma nuotano, in un’acqua torbida e inquinata.

7. E per quanto riguarda monumenti e tesori artistici?
Per quanto riguarda i monumenti della Cambogia è facile ricollegare subito l’argomento ai tesori dei siti archeologici di Angkor Vat. L’emozione che suscitano quei luoghi proviene dalla magia di quelle costruzioni divorate dalla giungla e che ancora si conservano intatte. La cosa più bella è stata arrivare la mattina all’alba e veder sorgere il sole dietro i templi e poter perdersi nella giungla tra i vari luoghi ancora immutati, senza rumori artificiali, con soltanto il suono della fauna.

La città di Siem Reap è molto carina, e piena di piccoli scorci che raccontano il trascorrere della storia, dai monasteri Buddisti alle piccole costruzioni sul fiume, ma certamente senza la vicinanza di questo sito archeologico non avrebbe tutto il turismo che la caratterizza da un lustro a questa parte.

8. Sicurezza: ci sono speciali precauzioni da prendere? Ti sei mai sentito insicuro in questo Paese?
E’ un paese più che sicuro. Non mi sono mai, in nessun modo e in nessun orario sentito insicuro. Nessuna persona ha mai dato da pensare di poter essere pericolosa o opportunista nei nostri confronti.
9. Hai qualche aneddotto divertente da raccontarci sul tuo viaggio?
Un giorno, per tornare da Poipet a Siem Reap, abbiamo richiesto un taxi abbastanza grande in modo da poterci permettere di viaggiare con tutti i nostri mezzi tecnici. Ci siamo visti arrivare una macchina medio piccola che non solo non aveva posto per i nostri bagagli, ma portava inoltre sul tetto un frigorifero da consegnare in un villaggio tra le due città. Dopo qualche ora di viaggio all’interno di un abitacolo strettissimo ci siamo fermati a consegnare questo frigorifero presso una piccola azienda di tessuti all’interno della giungla. Rapiti dalla curiosità nel vedere questa fabbrica, in cui lavoravano esclusivamente donne, eccetto l’anziano capo, abbiamo cominciato a provare tutti i pantaloni e le camicie, destando giubilo e grasse risate ogni qualvolta indossassi un loro pantalone.

10. Gastronomia: c’è qualche piatto locale che suggerisci in particolare ai nostri lettori?
Per quanto riguarda l’aspetto culinario ci siamo sempre accontentati di mangiare quello che trovavamo; ovviamente il riso è alla base di ogni piatto khmer. Carne e riso è un’accoppiata classica ( come il lok lak, una sorta di spezzatino di manzo), ma ottime anche le zuppe di pesce (pesce del lago Tonle Sap) Un piatto eccezionale è l’amok, il piatto più famoso della cucina khmer: un filetto di pesce fresco, ricoperto di kroeung ed arrostito con noccioline, latte di cocco ed uova. In alcuni casi viene cotto avvolto in foglie banana, in altri invece viene bollito e servito come una zuppa di pesce.

11. Per quali motivi consiglieresti di visitare questo Paese?
Consiglierei di visitare questo paese per la sua bellezza storico-monumentale e naturalistica, ma anche perchè credo convintamente che il contatto con un certo tipo di popolazione possa arricchire il nostro mondo interiore, a prescindere dal tipo di spiritualità che ci portiamo dietro e a prescindere dalla fede religiosa.
12. Per chiudere: sapresti descriverci la Cambogia in tre aggettivi?
Intensa, faticosa, emarginata. Ecco i miei tre aggettivi.
